[Cadillac] SRX - 2010

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  1. IMAnu
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    [Cadillac] SRX - 2010: Prova del 3.0 V6 AT AWD Sport Luxury



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    CITAZIONE
    Prima i SUV, poi i crossover: sono le due categorie di auto nate Oltreoceano e sbarcate in seguito nel Vecchio Continente, dove si sono poi evolute per adattarsi ai gusti degli automobilisti “autoctoni”. La Cadillac SRX oggetto della nostra prova su strada è in un certo senso un’occasione di tornare alle origini, analizzando come la Casa americana abbia unito nel design esterno di questo modello le caratteristiche tipiche dei SUV con le proporzioni da crossover, proponendo una ricetta alternativa alle concorrenti europee fatta con i seguenti ingredienti: V6 a benzina, cambio automatico a 6 rapporti, ampio spazio per persone e bagagli e trazione integrale permanente. Con un listino di partenza fissato in 58.243 euro, l’allestimento Sport Luxury del “nostro” esemplare prova a distinguersi sia dai soliti nomi del segmento (Audi Q7, BMW X5, Mercedes Classe M), che dagli outsider o dai mostri sacri (Infiniti FX, Jeep Grand Cherokee, Land Rover Discovery, Lexus RX, Volkswagen Touareg, Volvo XC90), puntando sulla voglia di distinguersi dai potenziali acquirenti.

    ACCENNO ALLE PINNE ANNI ‘50
    L’aspetto estetico della Cadillac SRX si affida all’attenzione riservata ad alcuni dettagli, come i fari posteriori che sporgono dalla carrozzeria per mettere in evidenza i propri spigoli. L’enfasi conferita ai gruppi ottici di coda - molto ricercati anche nella realizzazione delle lampade interne - riallaccia la SRX alle berline a tre volumi di Casa Cadillac, con la linea di cintura alta e l’andamento della finestratura che si rastrema verso il tetto per incontrare subito il terzo montante, molto inclinato. Allargando lo sguardo, ci si sofferma sulla forma a “V” che movimenta il posteriore, tradotta nel perimetro che incornicia il lunotto al centro del portellone. In generale, si avverte come la presenza su strada di questo crossover sia quella di un’auto acquattata sulle ruote, per enfatizzare la sagoma trapezoidale della sezione maestra, che si rastrema verso l’alto. Il linguaggio scelto dai designer contribuisce a snellire l’aspetto della SRX, che al primo impatto dissimula le dimensioni del corpo vettura, non proprio contenute (lunghezza 485 cm, larghezza 191 cm, altezza 167 cm).

    SPIGOLI FUORI E DISPLAY DENTRO
    Il look spigoloso della Cadillac viene riproposto anche dentro l’abitacolo, che si presenta con forme molto mosse, a cominciare da componenti come la maniglia interna di apertura delle porte: il metallo con cui è realizzata si attorciglia su stesso. Tutt’attorno dominano le linee oblique e i tagli netti, anche su superfici come la cornice dello schermo retrattile del navigatore, percorsa dallo spigolo che divide longitudinalmente la consolle centrale e che rappresenta il tema stilistico della vettura. In questo contesto sono collocati alcuni componenti provenienti da modelli Opel (come la leva devioluci o la manopola di accensione dei fari), marchio facente parte di General Motors, come Cadillac. La caratterizzazione tecnologica nello stile della SRX si applica anche alla strumentazione, che all’accensione del quadro si presenta con un display digitale dentro il tachimetro dalla grafica moderna. Abbastanza convenzionale, invece, è la plancia, dominata dall’orologio analogico posto al centro e rivestita da un materiale plastico con trattamento superficiale satinato. Accomodato sul sedile, il conducente può contare su una regolazione del posto guida inusuale e tipica delle auto premium: l’escursione in profondità della pedaliera si aziona elettricamente, con un tasto alloggiato sul piantone di sterzo. Tuttavia, il centraggio dei pedali rispetto al sedile non è ottimale e ciò si avverte distintamente quando si aziona il il freno, disassato verso sinistra. Anche l’impugnatura del volante sacrifica qualcosa sull’altare dell’estetica, soprattutto per la foggia delle razze, molto sviluppate in altezza.

    AMA LA SOUPLESSE E FARSI SENTIRE
    Per non tradire le origini del marchio di Warren (Michigan), la taratura dello sterzo si traduce in un comando piuttosto demoltiplicato, che richiede molto angolo volante per dare direzionalità alle ruote. L’impronta “yankee” della SRX è quindi ben riassunta dalla risposta filtrata di sterzo rispetto a ciò che succede sotto le ruote. Anche le sospensioni sono in sintonia con la filosofia USA nell’impostazione dell’autotelaio di meccanica: l’assorbimento delle asperità non si discute, ma i moti di cassa - rollio e beccheggio - non sono frenati dagli ammortizzatori e gli occupanti devono perciò riadattare le proprie abitudini “europee”, una volta saliti a bordo di questa “nave da crociera” lunga quasi cinque metri. Analizzando la SRX sotto la lente del comfort, si registra come l’auto non si scomponga passando sulle asperità del terreno, mantenendo l’aplomb anche sul fronte della rumorosità: l’insonorizzazione dell’abitacolo è ben curata, perché isola dai fruscii aerodinamici e dal motore, che fa sentire il suo (piacevole) voce solo in accelerazione.

    MORBIDA E' LA VITA
    Come un fonico assiste la squadra delle riprese in un produzione televisiva, il cambio automatico contribuisce a definire proprio la “voce” della SRX azionando i 6 rapporti con una logica che privilegia i regimi medio alti, nel range di funzionamento dove il motore eroga la massima coppia (il picco di 301 Nm si ha a 3.200 giri/min). Questa strategia di controllo si verifica anche parzializzando il gas, ovvero cercando di indurre la centralina a passare alla marcia superiore sollevando il piede dall’acceleratore. Se, da un lato, i consumi non traggono beneficio dalla taratura appena descritta, dall’altro viene esaltato il sound di scarico del V6 da 268 CV e 302 Nm (tutto in alluminio, con iniezione diretta, 4 alberi a camme e doppio variatore di fase), che si esprime con un timbro sportiveggiante, piacevolmente inconsueto per una vettura tutto spazio e comfort come la SRX. L’indicatore analogico d’altri tempi per il consumo istantaneo si adagia spesso sul fondoscala di “20l/100 km”, anche accarezzando l’acceleratore e infatti il consumo medio registrato dal computer di bordo è stato di 16 l /100 km, ottenuto su strade extraurbane e in città. Nel compiere il suo lavoro, infine, il cambio connota con la morbidezza di funzionamento la sua indole tranquilla nel cambiare marcia, sia “a salire” che nelle fasi di scalata.

    6 PER 4 RUOTE (MOTRICI)
    “Morbido” è anche l’aggettivo con cui si può descrivere il comportamento del pedale del freno. La decelerazione è spugnosa, con la modulabilità della frenata orientata a garantire comfort durante l’azionamento, costringendo però a premere con decisione durante la lunga corsa del comando. Più che l’abbondante impronta a terra apportata dalle Continental Cross Contact di misura 235/55 e cerchio da 20 pollici, al comparto ruote si segnalano le 6 “colonnette” (addirittura!) utilizzate per fissare le ruote ai mozzi. Parlando poi ancora di numeri, il pedice “4” che affianca la scritta “SRX” sul portellone posteriore indica la presenza della trazione integrale, che assiste la guida gestendo elettronicamente il differenziale centrale a slittamento controllato: anche chiedendo al motore le massime prestazioni gli interventi non sono avvertibili sullo sterzo.

    SCELTA DISTINTIVA
    In conclusione, la scelta di guidare una Cadillac SRX 3.0 V6 Sport Luxury comporta la voglia di distinguersi nel mondo dei SUV e dei crossover abbracciando l’american style. Grande coerenza anche sotto il cofano, perché se è vero che i propulsori a gasolio sono quelli più adatti a farsi carico di questo genere di automobili è vero anche che un plurifrazionato a Ciclo Otto fa parte dell’appeal USA della SRX. Guidata in souplesse, questa Cadillac dà modo al motore di distendersi e girare nelle condizioni più congeniali di funzionamento , elargendo allo stesso tempo comfort, offrendo spazio e chiedendo in cambio di non spazientirsi per le frequenti soste al distributore.

    OmniAuto.it

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